Seduta al bancone del bar della stazione osservo il frenetico viavai delle persone. Curiosamente sembrano tutte uguali, se non le conoscessi, potrei pensare che non abbiano un’anima, una loro storia e una loro vita unica che vale la pena di essere salvata.
Sono le 9.15. Il ghiaccio sul mio martini si sta pian piano sciogliendo e ormai il limone ha donato tutto il suo sapore. M’incuriosisce sempre lo sguardo compassionevole che trovo nel barista quando ordino il mio aperitivo di mattina. La gente vive di apparenza e nel loro mondo sono un’alcolizzata che beve a tutte le ore e non dorme da una vita. Quando ero piccola, dormivo. Ero piena di sogni e desideri, poi sono cresciuta e li ho esauriti. Che senso ha dormire se non si può sognare? Già la realtà è un tale incubo…
Il momento del martini è sacro. È uno dei pochi momenti della giornata in cui sono io a fermarmi. Ammiro il mio lavoro e progetto per il futuro. Chi sarà il prossimo? Chi può essere salvato? Una coppia mano per la mano sta partendo per un week end fuori porta. Si amano, presto si sposeranno e avranno un bambino. Non hanno bisogno del mio aiuto. Un ragazzo nell’angolo sta attendendo la sua ragazza che studia fuori sede. Anche se finalmente la rivedrà, ha la faccia triste. Vorrei andare da lui e dirgli che soffrirà in futuro ma poi sarà felice, alcune pene vanno vissute e non posso fare nulla per evitarle. Si siede una ragazza di fianco a me e ordina caffè e cornetto. Ci scambiamo un sorriso quasi complice. Lei non lo sa ma rompendole il finestrino, ho evitato che l’altra notte si uccidesse sulla statale. Finisco il mio martini e le auguro buona giornata. Camminando fra la gente mi riesce meglio di sentire i loro pensieri e sentimenti. Ogni vita vale la pena di essere salvata a patto che non ricada nello stesso errore in futuro. Non posso donare soldi a chi poi li sperpera, la vita a chi ucciderà e l’amore a chi tradirà. “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico” è il mio motto e intendo applicarlo senza distinzione alcuna. Questa è la mia legge e gli uomini seppur diversi sono uguali davanti ad essa.
Ecco il mio uomo. Lo vedo mentre entra in stazione. Mi fermo e mi giro facendo finta di osservare il tabellone delle partenze, so perfettamente che sarà lui a venire da me. Il suo treno è in orario, partirà fra 10 minuti. Sento ogni suo singolo passo finché voltandomi, non è proprio di fianco a me. Alto con i capelli castani è un discreto uomo d’affari sulla trentina. Ha un completo con giacca e cravatta di colore grigio scuro, una ventiquattrore nera e lo sguardo diretto anche lui al grande tabellone.
“Hai per caso una sigaretta da offrirmi?” chiedo io per pura formalità conoscendo ovviamente la risposta.
Lui annuisce senza troppa convinzione e mi porge un pacchetto di Camel con una sola sigaretta dentro.
“Cavoli è l’ultima. Mi dispiace prenderti proprio l’ultima sigaretta. Sicuro di potermela offrire?” chiedo io con fare melodrammatico.
“Certo. Altrimenti avrei risposto di no. Dai, insisto!” risponde lui con rara generosità.
Prendo la sigaretta e gli auguro buona giornata.
Lui ora si dirigerà verso il treno. Per un gioco di coincidenze e ritardi che ricordano vagamente Sliding Doors, una volta salito non troverà scompartimenti liberi e così noterà Giulia che tutta sola soletta sta leggendo un libro. Giulia ha due anni in meno di lui. Scrive per un giornale e sta andando a trovare suo padre che, cagionevole di salute, si trova fuori città. In quel viaggio i due si conosceranno, innamoreranno e saranno felici. Lei finalmente ha trovato il suo compagno di vita e lui, per lei, smetterà di fumare prima che il fumo lo uccida. Penseranno entrambi che il loro incontro fortuito sia dovuto alla fortuna o al caso.
Io non sono un angelo, cupido o una specie di Dio. Inosservata mi aggiro in questo mondo che non mi appartiene per rimediare, guarire, salvare l’uomo da se stesso.
Spengo la sigaretta ormai finita e volo via sola perché tra tutte queste anime perse, nel mio essere speciale non ho nessuno con cui condividere questo enorme potere.